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Al via discussione sulle missioni internazionali. Nella bozza più fondi rispetto al 2023

AGI –  “Nell’ambito dello sforzo profuso negli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, si attesta che le risorse programmate per il 2024 ammontano a un totale di 361.597.000 euro, in leggero aumento rispetto al fabbisogno del 2023, fissato a 358.668.800 euro”. È quanto si legge nella bozza di risoluzione di maggioranza per autorizzare le missioni internazionali.

 

“Per le missioni internazionali oggetto di proroga – si ricorda nel testo della maggioranza – la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi è pari a 11.166 unità, mentre il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari complessivamente a euro 1.365.148.673,00, di cui euro 1.075.798.673,00 per obbligazioni esigibili nel 2024 ed euro 289.350.000,00 per obbligazioni esigibili nel 2025”.

Si ricorda inoltre che “per lo svolgimento delle nuove missioni relative alla deliberazione del 26 febbraio 2024″ la consistenza massima annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati “è pari a 834 unità, mentre il fabbisogno finanziario complessivo richiesto è di euro 45.863.901 e, pertanto, la consistenza massima dei contingenti nazionali impiegati nelle missioni per l’anno 2024 raggiunge le 12.000 unità”. E si rileva che “quanto alla proroga delle missioni in corso, agli oneri a carico del ministero della Difesa vanno aggiunti 30 milioni a carico della Presidenza del Consiglio dei ministri per il mantenimento del dispositivo info-operativo dell’Aise, 3.864.387 euro a carico del ministero dell’Interno, per le missioni delle Forze di polizia”, 83.897 euro a carico del ministero della Giustizia e 18.816.279 euro a carico del ministero dell’economia e delle finanze, per il coinvolgimento della Guardia di finanza nelle missioni di cui alle schede 39 e 42 del 2024″.

 

E dunque “il totale complessivo delle spese per le missioni nel 2024, dato dalla somma totale delle proroghe e delle nuove missioni, “è pertanto di euro 1 miliardo 825 milioni 440 mila e 680 euro, di poco superiore al fabbisogno finanziario complessivo per la proroga delle missioni nel 2023, che ammontava a euro 1.779.510.236″.

 

 “Le crisi internazionali in corso, dal conflitto in Ucraina fino a quanto sta accadendo in Medio Oriente e nel Mar Rosso, hanno messo in serio pericolo la tenuta dell’ordine internazionale, determinando effetti diretti sulla sicurezza dell’Italia e dell’Europa, in un contesto globale che continua a essere caratterizzato da fattori di fluidità e instabilità”, si sottolinea nella bozza della risoluzione della maggioranza.

 

“L’Italia, cui spetta la presidenza del G7, mantiene – si legge ancora – come punto fermo della sua azione sia la sua appartenenza all’Unione europea che all’Alleanza atlantica, oltre al multilateralismo imperniato sul sistema delle Nazioni Unite; l’azione del nostro Paese è finalizzata, in tutti i teatri di crisi, alla tutela della pace e della sicurezza internazionali in una cornice di collaborazione globale aperta e inclusiva, con un’attenzione strategica prioritaria rivolta alla regione del Mediterraneo ‘allargato’ e ai Balcani Occidentali, i cui equilibri sono profondamente toccati dalla crisi in Europa orientale”.
Per quanto concerne l’attuale realtà del Mediterraneo e del Medio Oriente, “teatri di concomitanti crisi geopolitiche internazionali, con particolare riguardo alla situazione specifica della Striscia di Gaza, emerge la necessità di agevolare, per quanto possibile, l’innesco di un processo che porti allo sradicamento del terrorismo di matrice islamista in tutte le sue declinazioni e al successo della formula ‘due popoli, due Stati in pacifica coesistenza”.
“Nell’ambito del Mediterraneo allargato, l’Italia – si legge in un altro passaggio – continua a lavorare al fine di sostenere con convinzione il processo di stabilizzazione in Libia sotto l’egida delle Nazioni Unite che promuova il dialogo intra-libico, a favorire la tutela della navigazione nel Mar Rosso contro le minacce degli Houthi e a impegnarsi contro Daesh e il terrorismo di matrice fondamentalista, attivo in Iraq, Siria, Sahel, ma anche, con rischi di ulteriore propagazione, nell’Africa occidentale e centrale”. 

 

AVS, si fermi il riarmo

“Il dibattito sulle missioni dell’Italia si svolge in un contesto internazionale drammatico, per alcuni pre-bellico, tanto da mettere a rischio la sicurezza globale. Nel mondo sono stati spesi lo scorso anno 2.200 miliardi di dollari, 9% in più dell’anno precedente, risorse destinate ad aumentare, visto che la corsa al riarmo sembra l’unica via, a stare alle dichiarazioni dei governi. Per noi invece è più che mai indispensabile la pace e il fare ogni sforzo per la pace: dal riconoscimento dello Stato di Palestina, ad una conferenza di pace duratura in Medioriente, ad una azione politica contro la guerra di logoramento in Ucraina dove non vogliamo inviare truppe ma chiediamo l’impegno europeo per la pace. In questo quadro ci preoccupa il disegno del Governo di indebolire il controllo politico-parlamentare sulle missioni: anche per questo presentiamo una nostra risoluzione alternativa”. Cosi’ in Aula Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera.

 

M5S, nostri soldati rischiano di trovarsi in prima linea

“La folle e cieca strategia bellicista sta coerentemente andando verso il suo inevitabile e drammatico epilogo: l’invio di truppe Nato, che rischierebbe di coinvolgere le nostre truppe schierate lungo la nuova cortina di ferro che corre dal Baltico al Mar Nero dove abbiamo oggi il più possente schieramento militare italiano mai visto nel dopoguerra. Di fronte al rischio concreto che le nostre forze armate oggi schierate in funzione di deterrenza, si ritrovino in prima linea in una guerra della Nato contro la Russia, pretende da questo governo un impegno, non a parole ma con i fatti, per fermare questa escalation prima che sia troppo tardi”. Lo ha detto in Aula la deputata del Movimento 5 Stelle Emma Pavanelli, intervenendo in discussione generale sulle missioni militari all’estero.

“Oggi – riprende – l’Ucraina è ancora nella posizione di trattare la pace: tra qualche mese rischia di trovarsi a trattare una resa. Inoltre, il M5s chiede al governo la garanzia che la nostra partecipazione alla missione europea di addestramento delle forze armate ucraine non diventi mai il veicolo legale di un coinvolgimento diretto nel conflitto. Per questo pretendiamo che nel caso in cui il Consiglio Ue proponga di estendere le attività di addestramento al territorio ucraino, il governo venga preventivamente qui in Parlamento per ricevere da esso il mandato politico sul da farsi: se tra qualche mese si deciderà a livello Ue che dobbiamo mandare i nostri soldati addestratori in Ucraina al fronte, ‘boots on the ground’ come si dice in gergo, questa decisione – conclude Pavanelli – deve passare al vaglio del Parlamento. Ci pare il minimo”.

 

 

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