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Cos’è la Sostenibilità Digitale, e perché riguarda tutti. Appuntamento il 18 alla Sapienza

AGI – Il concetto di sostenibilità digitale lega due fenomeni che sono oggi centrali: quello della sostenibilità e quello della trasformazione digitale. Di entrambi si parla moltissimo, forse troppo. Di entrambi si sa, in realtà, meno di quanto si pensi. Dai dati dell’Osservatorio sulla Sostenibilità Digitale – che saranno presentati nella loro III edizione il prossimo 18 aprile, in occasione della Giornata mondiale della Terra – emerge come solo un italiano su tre sia in grado di comprendere le conseguenze pratiche delle sue convinzioni ideologiche. Ciò vuol dire che spesso ci riteniamo “sostenibili”, ma nei fatti non lo siamo. E, per completare il quadro, ben un italiano su quattro è convinto che inquinamento e cambiamento climatico siano temi importanti, ma che abbiamo tutto il tempo di affrontare. Come a dire: si, è importante, ma che se ne occupino i nostri figli.

 

Allo stesso tempo, paradossalmente, il dibattito pubblico si basa quasi esclusivamente sulla dimensione ambientale della sostenibilità, quando – per definizione – parlare di sostenibilità vuol dire comprendere come bilanciare tre elementi: quello ambientale, quello economico e quello sociale. Il risultato è che di sostenibilità se ne parla di più di quanto non la si comprenda davvero.

E lo stesso vale per la trasformazione digitale: concetto più ampio della semplice digitalizzazione, fa riferimento ai suoi impatti su comportamenti, modelli di consumo, dinamiche sociali, sistemi economici. Se la digitalizzazione riguarda la scelta di adottare strumenti e processi digitali, la trasformazione digitale riguarda gli effetti sociali ed economici di tale scelta. Occuparsi di digitalizzazione vuol dire riflettere sul “come” fare le cose. Pensare alla trasformazione digitale vuol dire capire gli effetti del cambiamento indotto dalla digitalizzazione.

 

Proprio in questo ambito si inserisce il concetto di sostenibilità digitale. Riguarda da una parte il modo in cui dobbiamo guardare ai criteri di sostenibilità come elementi di indirizzo per lo sviluppo tecnologico, ma dall’altra il modo in cui possiamo utilizzare la tecnologia digitale come motore di sostenibilità.

Non c’è sostenibilità senza trasformazione digitale. Questo è l’assunto dal quale partire per contestualizzare il tema. Non ci sarebbe transizione energetica se non ci fosse la possibilità – con smart grid – di trattare le reti elettriche con la flessibilità di reti digitali. Non ci sarebbe economia circolare se non ci fossero le piattaforme in grado di connettere i diversi attori del mercato. Non ci sarebbe agricoltura di precisione senza il ricorso a strumenti in grado di gestirla. Non ci sarebbe la possibilità di garantire la tenuta del sistema sanitario se non ci fosse la disponibilità – soprattutto in prospettiva – di strumenti digitali in grado di ridefinirne il modello di servizio. E si potrebbe andare avanti con infiniti esempi. Cosa che peraltro faremo, nel tempo, in questo canale.

Perché occuparci di sostenibilità digitale?

Perché la sostenibilità digitale, così come l’abbiamo definita, non rappresenta soltanto un modo per rendere la tecnologia sostenibile (cosa ovviamente fondamentale), ma definisce le modalità con le quali la tecnologia può diventare strumento di sostenibilità. Questo vuol dire dare una prospettiva interpretativa all’evoluzione tecnologica che consente di leggere i fenomeni che ci circondano attraverso uno schema – quello della sostenibilità – che mette a sistema i fattori economici, ambientali e sociali permettendo ai singoli individui, così come alle organizzazioni ed alle istituzioni, di comprendere meglio l’evoluzione tecnologica ed il modo in cui essa possa essere utile all’uomo. Ci hanno sempre insegnato che la tecnologia è neutra: non è né buona né cattiva. E questo è verissimo. Tuttavia, non è neutrale nei suoi impatti. Temi come quello dell’intelligenza artificiale, del quantum computing, dell’internet delle cose, della robotica hanno enormi impatti sociali, ambientali ed economici. C’è, quindi, un grande bisogno di schemi di riferimento che permettano alle istituzioni di comprenderne gli sviluppi, così come ai singoli individui ed alle aziende di non temerne le evoluzioni, ma di sfruttarne i vantaggi ed evitarne quanto più possibile gli effetti negativi, che pure sempre ci sono.

 

Insomma: la sostenibilità digitale ci aiuta a collocare i fenomeni legati alla digitalizzazione in un quadro di riferimento chiaro che, basandosi su princìpi e concetti ampiamente condivisi o comunque condivisibili (come lo schema di riferimento di Agenda2030), ci permette di porci, e porre, le giuste domande. Ci aiuta a collocare in modo corretto i problemi e inquadrare le opportunità. Ci facilita nel complesso compito di comprendere la direzione nella quale tentare di costruire il futuro.

 

 

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