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Da Bari al Medio Oriente, Conte e Schlein sempre più distanti

AGI – Il nome di Nicola Colaianni ha resistito in campo il tempo di un fine settimana. Non è bastato l’intercessione di Nichi Vendola a blindare l’ex magistrato e a far superare le resistenze del Movimento 5 Stelle. “Ha pesato il ‘no’ di Conte”, ammette il diretto interessato. In campo a Bari, dunque, rimane il candidato Pd Vito Leccese e quello del Movimento 5 Stelle, Michele Laforgia. Uno stallo che ha frenato anche il lavoro della segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, sulle liste elettorali.

La segretaria si riserva ancora un po’ di tempo per sciogliere i nodi rimasti sul tavolo, a cominciare da quello della sua candidatura. Schlein lo ha detto anche durante la riunione della segreteria di ieri sera, avente come focus la crisi in Medio Oriente. “Stiamo lavorando sulle liste”, conferma oggi alla Stampa Estera, “ma arriveremo a definizione in tempi brevi perché c’è una scadenza a fine mese”.

La scadenza è quella del 28 aprile, dead line della presentazione della squadra per le elezioni europee. La direzione nazionale dem chiamata a votare le liste è stata convocata per domenica 21 aprile. E l’approssimarsi del voto per il parlamento di Bruxelles alimenta lo scontro interno al campo di centrosinistra fra Pd e M5s. “Liti condominiali”, le chiama la segretaria, “di cui gli elettori sono stufi”.

Anche Giuseppe Conte si dice “stufo”. Nel suo caso, però, a generare irritazione è l’atteggiamento dei dem o, almeno, di una parte del partito guidato da Schlein. “Veramente, sono stufo di leggere che il M5S vuole prendere un punto in più del Pd, sta facendo una continua competizione sul Pd”, sottolinea il leader M5s oggi in Calabria.

A questo, il presidente del Movimento aggiunge: “Annuncio che se alle Europee supereremo il Pd non farò valere questo come motivo di leadership nei confronti del Pd. Quindi il mondo del Pd si rilassi d’ora in poi. Per me la leadership passa dai valori, dai principi che tu persegui, dalla legalità, dalla trasparenza, dalla lotta alla corruzione, dalla capacità di cacciare via la politica dalla sanità, da infrastrutture migliori”. Tradotto, la leadership del campo alternativo alla destra non si pesa alle elezioni europee. E questo, fanno notare dal M5s, vale per Conte, ma vale anche per Schlein e il Partito Democratico. Anche perché, viene sottolineato, non si vota certo domani per le politiche.

In ogni caso, quella di Conte non voleva essere una sfida lanciata ai dem, spiegano da Campo Marzio: l’obiettivo del M5s non è quello di prendere un voto in più del Pd. In casa dem, tuttavia, non sfugge il riferimento alla trasparenza e alla legalità che sembra rimandare direttamente ai guai dei dem in quel di Bari. Ma a turbare i rapporto fra gli alleati riottosi è anche il tema della crisi in Medioriente. “Non c’è nulla da condividere se Schlein chiama la Meloni”.

A 24 ore dalle parole di Conte, la segretaria del Partito Democratico conferma la linea di collaborazione con il governo su quanto riguarda la postura dell’Italia in merito alla crisi. “Credo sia assolutamente fisiologico in un momento di crisi e grande preoccupazione chiamare il governo e interloquire per uno scambio di prime informazioni ma pure per manifestare la preoccupazione del Pd”, rivendica Schlein. “Non è la prima volta che lo facciamo, siamo su posizioni opposte praticamente su tutto” con Meloni, “ma viviamo una contingenza talmente grave da dover dialogare”.

La leader dem, intanto, continua a lavorare sulla campagna elettorale di cui oggi ha presentato il “teaser”, come spiega ai giornalisti riuniti nella nuova sede della Stampa Estera a via del Plebiscito. Una campagna che ha come focus i “temi che entrano nelle case degli italiani”, dal lavoro alla sanità, dal green alla pace, passando per i diritti e la famiglia, arcobaleno o monocromo che sia. A conclusione della carrellata, poi, la sorpresa: la presentazione della nuova campagna di tesseramento che è anche un omaggio a Enrico Berlinguer in occasione dei quarant’anni dalla morte. “Un omaggio a un grande uomo che è ancora, per noi, fonte di ispirazione”, spiega la leader dem soffermandosi sullo stato di salute del Pd: “Dopo la sconfitta alle politiche, la domanda di molti commentatori era se il Pd avrebbe retto o se si sarebbe spaccato”, ricorda Schlein: “Siamo tornati sopra il 20 per cento, il numero di iscritti è aumentato del 10 per cento come è aumentato il due per mille. In tredici dei diciassette capoluoghi il Pd è il primo partito. In Sardegna è il primo partito, in Abruzzo è il secondo, ma ha raddoppiato i voti in termini assoluti. Oggi il Pd è il primo partito d’Italia e perno della costruzione dell’alternativa alla destra”, è il bilancio del primo anno da segretaria di Schlein. Per il futuro, però, nessun bilancio ‘previsionale’. “Non metterò asticelle” per le prossime elezioni europee, “perché le asticelle portano iella”. 

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